Il museo
Il M.U.T.R.A.C. espone centinaia di riggiole della tradizione campana, circa 600, datate tra il ‘600 e i primi del ‘900, che colorano le pareti della Fondazione e risaltano per le geometrie tipiche dello stile napoletano.
Vere e proprie opere d’arte sopravvissute al tempo, molte perfettamente conservate, e diverse l’una dall’altra: pezzi unici e irripetibili delle maestranze napoletane e vietresi. Il museo ospita anche diversi manufatti in terracotta di uso mercantile, come gli orci del ‘600, fondamentali nel trasporto e nella conservazione del vino e dell’olio, quest’ultimo fonte primaria di economia per le antiche famiglie del nostro territorio; le giare dei secoli successivi disposte lungo il percorso espositivo rievocano le antiche tradizioni del popolo cilentano, raccontano in una lingua muta le fatiche di civiltà appartenute ad un altro tempo, che nei secoli hanno usato i recipienti per conservare i propri prodotti, o più semplicemente per trasportare l’acqua dal pozzo fino alle proprie abitazioni; la terracotta racconta una storia che vale la pena ricordare perché ci è appartenuta e continua ad essere nostra.
Curiosità
Scopri l’arte della ceramica e della terracotta campana
.01
Aria, acqua, terra e fuoco sono i temi dei vari spazi espositivi attraverso cui si snoda il percorso museale e rappresentano di fatto anche gli elementi che plasmano i manufatti in terracotta: dalla terra argillosa nasce l’impasto grezzo che, modellato attraverso l’acqua ed essiccato all’aria, raggiunge la sua prima forma, destinata a resistere alla forza del tempo grazie alla cottura col fuoco.
.02
I primi manufatti in terracotta risalgono al 17.000 anni prima di Cristo e sono stati rinvenuti nel continente asiatico, precisamente nel centro iranico, oggi considerato il luogo in cui è nato e da cui poi si è diffuso questo affascinante materiale. È solo a partire dal III millennio a.C. che la ceramica, diramandosi attraverso la costiera anatolica, trova la via principale di diffusione nell’Europa preistorica.
.03
A un uso pratico, volto per lo più alla produzione di vasi e piatti, se ne contrappone uno decorativo grazie a due grandi innovazioni: il tornio e la vernice che porteranno in età ellenistica, la ceramica al suo periodo di massimo splendore. Grazie ai ferventi sono migliaia i ritrovamenti che certificano un uso della ceramica anche per fini commerciali (giare e orci per il trasporto dell’olio).
.04
Sono le incursioni delle popolazioni islamiche e il progressivo disfacimento dell’Impero Romani d’Oriente, a cavallo tra VII e VII secolo, a esportare in Sicilia un nuovo e raffinato materiale: la maiolica, conosciuta anche con il nome di riggiola. Si tratta di una terracotta a tutti gli effetti ma ricoperta da uno smalto vetroso opacizzato che serve a impermealizzarla.
.05
A Napoli la maiolica raggiungerà il massimo impiego artistico nel Chiostro Maiolicato o Chiostro delle Clarisse, ad opera di Domenico Antonio Vaccaro. L’edificio gotico, fu completamente stravolto con più̀ vivaci forme barocche. Mentre il giardino rustico fu decorato con preziose “riggiole” maiolicate di Donato e Giuseppe Massa, all’epoca i più prestigiosi maestri produttori di maioliche.
Curiosità
Scopri l’arte della ceramica e della terracotta campana
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Aria, acqua, terra e fuoco sono i temi dei vari spazi espositivi attraverso cui si snoda il percorso museale e rappresentano di fatto anche gli elementi che plasmano i manufatti in terracotta: dalla terra argillosa nasce l’impasto grezzo che, modellato attraverso l’acqua ed essiccato all’aria, raggiunge la sua prima forma, destinata a resistere alla forza del tempo grazie alla cottura col fuoco.
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I primi manufatti in terracotta risalgono al 17.000 anni prima di Cristo e sono stati rinvenuti nel continente asiatico, precisamente nel centro iranico, oggi considerato il luogo in cui è nato e da cui poi si è diffuso questo affascinante materiale. È solo a partire dal III millennio a.C. che la ceramica, diramandosi attraverso la costiera anatolica, trova la via principale di diffusione nell’Europa preistorica.
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A un uso pratico, volto per lo più alla produzione di vasi e piatti, se ne contrappone uno decorativo grazie a due grandi innovazioni: il tornio e la vernice che porteranno in età ellenistica, la ceramica al suo periodo di massimo splendore. Grazie ai ferventi sono migliaia i ritrovamenti che certificano un uso della ceramica anche per fini commerciali (giare e orci per il trasporto dell’olio).
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Sono le incursioni delle popolazioni islamiche e il progressivo disfacimento dell’Impero Romani d’Oriente, a cavallo tra VII e VII secolo, a esportare in Sicilia un nuovo e raffinato materiale: la maiolica, conosciuta anche con il nome di riggiola. Si tratta di una terracotta a tutti gli effetti ma ricoperta da uno smalto vetroso opacizzato che serve a impermealizzarla.
.05
A Napoli la maiolica raggiungerà il massimo impiego artistico nel Chiostro Maiolicato o Chiostro delle Clarisse, ad opera di Domenico Antonio Vaccaro. L’edificio gotico, fu completamente stravolto con più̀ vivaci forme barocche. Mentre il giardino rustico fu decorato con preziose “riggiole” maiolicate di Donato e Giuseppe Massa, all’epoca i più prestigiosi maestri produttori di maioliche.
Info
INGRESSO LIBERO
+39 347 043 97 70
ORARI
Giugno Settembre
Aperto tutti i giorni dalle 10:00 – 13:00 / 17.00 – 20.00
SI RICORDA CHE
– L’accesso al museo è contingentato
– È necessario indossare la mascherina e sanificare le mani con le soluzioni igienizzanti presenti in sede per accedere al museo
– All’ingresso verrà rilevata la temperatura corporea. Se il valore è pari o superiore a 37,5 gradi non sarà consentito l’accesso
– Si raccomanda di rispettare il distanziamento (almeno 1 metro dalle altre persone) nelle aree di sosta e nel percorso di vista, e di seguire i percorsi indicati dalla segnaletica e dal personale
– Si raccomanda di gettare eventuali DPI (mascherine, guanti o altro) negli appositi cestini